Un omaggio a tutti i giovani in fuga dall’Italia Un filo rosso lega Fabrizia Di Lorenzo a Giulio Regeni a Valeria Solesin
Un filo di speranza lega tutti i ragazzi sparsi nel mondo, su sentieri diversi ma sempre connotati da coraggio, iniziativa, studio e passione, desiderio di farcela da soli. Caratterialmente difformi, ma tutti uniti nel comune intento di realizzare il sogno della propria vita, si dedicano con ostinazione e abnegazione allo studio di lingue e culture straniere senza elevare barriere mentali. Non è facile essere giovani oggi, soprattutto audaci esploratori di opportunità, aperti a mondi diversi per cultura e religione, non corrotti da bieco servilismo verso nuovi o vecchi padroni, amici degli amici. Ecco perché tanti giovani van via dall’Italia: non vantano o non vogliono vantare santi protettori cui affidare la propria vita o non intendono sottostare alle forche caudine di tanti falsi venditori di occasioni di lavoro, lobbistici protettori, inseriti nelle maglie del sistema. E’ un po’ com’essere già morti, giovani-vecchi, cadaveri inumati, spenti nella coscienza e nei valori. Questo mio vuole essere un omaggio alle povere vittime innocenti, senza motivo sacrificate dalla violenza bruta e dalla cieca furia devastatrice della barbarie dei nostri tempi crudeli e senza luce di ragione sull’altare del mercato del lavoro globale. Hanno lottato e continuano a lottare per la democrazia e per un’idea di libertà che non è da tutti, come le Primavere arabe hanno ampiamente dimostrato naufragando nel mare della stoltezza umana e dell’ottusità integralista.
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Arcangelo Galante
- 30/10/2017 21:13:00
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Un invito da cogliere senza remora alcuna; grazie mille, Franca, per l’utile segnalazione. Un cordiale abbraccio da un poeta-amico.
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Franca Colozzo
- 30/10/2017 12:48:00
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Caro Arcangelo, a proposito dei miei pensieri sui giovani italiani in fuga dallItalia, tinvito a leggere i miei commenti scritti sulla mia pag. Linkedin, che citano i versi del poeta greco Konstantinos Kavafis, nella poesia: "Itaca" di cui ti riporto alcuni versi in spagnolo, tratti dal libro dello scrittore Paulo Coelho nel romanzo "El Zahir ":
"...Conserva siempre en tu alma la idea de Ítaca. llegar allí, he aquí tu destino. Mas no hagas con prisas tu camino: mejor será que dure muchos años, y que llegues, ya viejo, a la pequeña isla, rico de cuando habrás ganado en el camino...".
Struggente poesia sul senso della vita, concepita come viaggio verso una meta che si raggiungerà dopo lunghe peregrinazioni. Il riferimento mitologico è al celeberrimo viaggio di Ulisse nellOdissea. Il poeta afferma in questa lirica che non bisogna avere fretta di giungere a destinazione, alla propria "Itaca", ma bisogna approfittare del viaggio (e quindi della vita) per esplorare il mondo, crescere intellettualmente e ampliare il proprio patrimonio di conoscenze. In ultima analisi, il senso di Itaca è proprio quello di fungere da stimolo per il viaggio, più che da meta da raggiungere e fine a se stessa. "Itaca" è un viaggio nel quale non è importante se la meta è poi deludente. È giusto apprendere il più possibile durante il viaggio, vivere esperienze, tenendo sempre presente il sentimento forte e deciso che porterà a destinazione. E se poi, giungendo ad Itaca, rimarremo delusi poiché non avrà risposto alle nostre aspettative, non saremo tristi. Itaca è stata la meta che ci ha fatto intraprendere il viaggio e la causa di tutte quelle belle esperienze.
Una riflessione ed un affettuoso saluto.
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Franca Colozzo
- 30/10/2017 12:37:00
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Arcangelo, a proposito dei miei pensieri sui giovani italiani in fuga dallItalia, tinvito a leggere i miei commenti scritti sulla mia pag. Linkedin, che citano i versi del poeta greco Konstantinos Kavafis, nella poesia: "Itaca" di cui ti riporto alcuni versi in spagnolo, tratti dal libro dello scrittore Paulo Coelho nel romanzo "El Zahir ":
"...Conserva siempre en tu alma la idea de Ítaca. llegar allí, he aquí tu destino. Mas no hagas con prisas tu camino: mejor será que dure muchos años, y que llegues, ya viejo, a la pequeña isla, rico de cuando habrás ganado en el camino...".
Struggente poesia sul senso della vita, concepita come viaggio verso una meta che si raggiungerà dopo lunghe peregrinazioni. Il riferimento mitologico è al celeberrimo viaggio di Ulisse nellOdissea. Il poeta afferma in questa lirica che non bisogna avere fretta di giungere a destinazione, alla propria "Itaca", ma bisogna approfittare del viaggio (e quindi della vita) per esplorare il mondo, crescere intellettualmente e ampliare il proprio patrimonio di conoscenze. In ultima analisi, il senso di Itaca è proprio quello di fungere da stimolo per il viaggio, più che da meta da raggiungere e fine a se stessa. "Itaca" è un viaggio nel quale non è importante se la meta è poi deludente. È giusto apprendere il più possibile durante il viaggio, vivere esperienze, tenendo sempre presente il sentimento forte e deciso che porterà a destinazione. E se poi, giungendo ad Itaca, rimarremo delusi poiché non avrà risposto alle nostre aspettative, non saremo tristi. Itaca è stata la meta che ci ha fatto intraprendere il viaggio e la causa di tutte quelle belle esperienze.
Una riflessione ed un affettuoso saluto. Franca
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Arcangelo Galante
- 30/10/2017 09:43:00
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Nonostante la speranza di una Italia, da rivalutare e da riscoprire meravigliosa che mai dovrebbe abbandonarci, purtroppo, ahimè, credo che i positivi desideri di parecchie persone, non si trasformeranno in realtà, prestissimo. L’Italia, si è divisa già da molto tempo, grazie specialmente ai politici e altri fattori esterni, che non sto a citare. Inoltre, i figli di tutti coloro appartenenti ad altri Paesi, pur se nati nella nostra penisola, non credo abbiano ereditato il dna del patriottismo italiano e neppure le basi di un mutuo soccorso, qualora le circostanze stesse della vita, lo richiedessero: troppi gli interessi personali in gioco, usati nel frammentare ogni possibilità di cambiamento costruttivo ed utile, al comune bene. Ci si può sentire uniti nelle idee, ma non di certo nelle regioni o, persino, ancora quando si vive sradicati da dove si è geneticamente nati. Il discorso è lunghissimo e meriterebbe seri approfondimenti e pagine di scritti. Perciò, mi piace sperare che saremo uniti nello spirito, pur se sparsi nel mondo. Veritiere le riflessioni esposte, colme di punti di vista comprensibili e condivisibili; aggiungo, persino, che moltissima gente, penso, si trovi in sintonia con il pensiero legittimo dellautrice. Pubblicazione interessante!
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Angelo Ricotta
- 30/12/2016 17:37:00
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Le persone, non solo giovani, vanno via dallItalia perché qui non trovano proprio niente, neanche i santi protettori che sono riservati a pochi eletti. Non è questione di coraggio, di iniziativa e di passione. Anzi direi che ci vuole molto più coraggio a rimanere. Per la stragrande maggioranza dei casi è una forzata necessità per non finire nellindigenza. Si mandano via persone istruite per le quali famiglie e stato hanno speso tempo e denaro per qualificarle e importiamo torme di disperati. Proprio un bel cambio. La responsabilità di questo sfascio è innanzitutto in capo ad una pavida o interessata classe politica ostaggio di potentati economici e persino eterodiretta. Bisogna anche precisare che due delle persone da te citate sono state uccise da fanatici islamici e uno dagli sgherri di una feroce dittatura e non da una vaga "barbarie dei nostri tempi crudeli".
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